La società contemporanea, caratterizzata sia da un’elevata complessità, sia da una debolezza strutturale nei processi di formazione sociale, mostra come oggigiorno le dimensioni della diseguaglianza si appoggino assai più su fattori generativi multipli, ibridi e trasversali piuttosto che su classici schemi di stratificazione sociale. Tale complessità, come ben evidenziato da più parti (Pakulsky e Waters, 1996; Wright, 2005) ha ampiamente introdotto nel dibattito l’idea della diseguaglianza senza classi, modello che getta nuova luce sul problema della limitata rilevanza euristica del concetto di classe, che frequentemente si esaurisce più in un costrutto sulla carta ad uso del ricercatore (Bourdieu, 1987), piuttosto che esprimere effettivamente un fenotipo strutturale della società. Tuttavia, rimane innegabile il fatto che i sistemi sociali producano tuttora effetti strutturali, riflettendo la tipica situazione di vantaggio o svantaggio di classe tra gli individui (Sørensen, 1996). Tali approcci, apparentemente diversi, risultano in realtà complementari e conducono, da un lato, a una necessaria e rinnovata esigenza di attenzione metodologica nella scelta degli strumenti analitici e, dall’altro, alla realizzazione di strutture e percorsi di ricerca in grado di indagare sui nuovi fattori generativi della diseguaglianza sociale.